Con i Newsboys, gruppo di cui è stato frontman dal 1992 al 2009, Peter Furler si è distinto per creatività e incisività stilistica. Forte dell'appoggio di Phil Joel - bassista, chitarrista e seconda voce - , la band australiana ha sfornato autentici capolavori del rock cristiano contemporaneo. Cito, a titolo di esempio, gli album Devotion (2004) e Go (2006), due fra i migliori dischi che personalmente abbia mai sentito.
Dal 2009, Furler si è dedicato alla propria carriera solista, lasciando i Newsboys nelle mani del navigato Michael Tait, ex dc Talk che non ha mancato di ridare un certo slancio - soprattutto mediatico - al gruppo "aussie". Certo, i picchi massimi del rock di Shine (1994) o della disco-dance di Love liberty disco (1998) non verranno forse mai più raggiunti, ma il talento compositivo di Furler non conosce limiti. Tratte dal suo album solista On fire del 2011, ecco i tre brani a mio giudizio migliori: Faster and louder, Reach e Matter of faith. Dentro c'è di tutto: l'intuizione melodica (furba quando non geniale), il testo, l'orecchiabilità, le sonorità miste fra pop, rock e dance. Il bacino d'influenze è davvero vasto - si va da Annie Lennox a Mika, dagli U2 ai Coldplay - , ma Furler riesce a conciliare il tutto in un'espressione unica e inconfondibile, oramai suo marchio di fabbrica da oltre vent'anni nonostante le continue sterzate stilistiche fra un territorio musicale e l'altro.
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